
Per la prima volta dopo quarant’anni sarà visibile al pubblico una vettura eccezionale ed unica, la COLANI MIURA CONCEPT CAR di Luigi Colani: esemplare realizzato seguendo i criteri del biodesign – secondo i quali la linea dritta non esiste in natura – sarà esposta fino a maggio nella nuova sezione museale DESIGN E PROVOCAZIONE.
“Oggi siamo sempre più abituati a veder riconosciute certe automobili come vere e proprie opere d’arte. Nei primi anni ’70, questa considerazione era ancora molto al di là dal venire ed erano pochissimi gli artisti affermati che si cimentavano con le auto. La Lamborghini Miura, fin dalla sua apparizione nel 1966, è considerata una delle vetture più belle mai prodotte. Nel 1970, Luigi Colani, designer già molto noto, la trasforma in vettura “biodinamica”: nasce la “Lamborghini Miura Le Mans Concept”, così chiamata perché formalmente concepita per correre la leggendaria gara di durata francese. Per realizzarla, Colani taglia trasversalmente una Miura, tiene il gruppo motopropulsore e l’assale posteriore, e lo riveste con una carrozzeria in vetroresina dalla forma affusolata, che termina, però, con una coda dal taglio verticale. Le prese d’aria per il motore sono incorporate nel disegno dei passaruota. Incernierata sopra la parte posteriore, la parte anteriore, sempre in vetroresina, è realizzata con una forma che trae ispirazione dall’abitacolo degli alianti, in questo caso allargato per ospitare due passeggeri seduti affiancati e coprire, così, la larghezza del gruppo motore. L’abitacolo, a cui si accede attraverso una cupola apribile in plexiglass, vede i due passeggeri semisdraiati, come su una Formula 1 attuale. Il controllo della vettura è affidato ad un joystick in posizione centrale. Le due ruote anteriori sono nascoste sotto le estremità laterali dell’abitacolo, comandate dal joystick attraverso una serie di rinvii meccanici. La parte anteriore e la parte posteriore si muovono in maniera indipendente (come la motrice di un bilico ed il suo rimorchio), con un raggio di sterzata piuttosto limitato. Presentata in più esposizioni europee nel corso degli anni ’70, l’opera d’arte realizzata da Colani è poi stata venduta in America, dove è rimasta nascosta per oltre trent’anni. Tornò poi in Germania e fu restaurata, prima di essere venduta ad un collezionista di arte e di autovetture d’epoca”.
Massimo Delbò, Classic Car Writer

LUIGI COLANI
Luigi Colani non può essere paragonato agli altri designers. Soprattutto in ambito automobilistico.
Nato a Berlino nel 1928, studia pittura e scultura alle Belle Arti di Berlino per poi trasferirsi in Francia, dove coltiva il gusto per la provocazione e la contraddizione. All’inizio degli anni ’50 torna in Germania e si lancia nella produzione dei “Colani GT Spider”, prefiguranti tutta una serie di prototipi realizzati su meccaniche diverse. Gli anni ’70 sono testimoni di un cambio di rotta. Colani cede il passo alla natura e getta le basi del biodesign. Pretende di non inventare niente, ma di riesumare soltanto un registro di forme proposte dalla natura: le forme arrotondate sono ergonomicamente, naturalmente, migliori e devono essere applicate a ogni oggetto, dagli aerei alle moto, dai treni alle stilografiche. Già di fine anni ’60 il suo brevetto della “C-form”, un’ala d’aeroplano capovolta che anticipa le “wing-car”. Negli anni ’80 si trasferisce in Giappone, dove viene accolto come un profeta e si impegna a evangelizzare platee di designers, esortandoli a non copiare l’Europa ma a trovare la vera essenza dell’arte dell’Asia meridionale. A fine decennio propone la sua versione della Porsche 959. Nel corso degli anni ‘90 Colani amplia il proprio campo di attività, impegnandosi anche nel disegno di elettrodomestici, oggetti di uso comune e strumenti musicali. Nel 1991 disegna la Ferrari Testa d’Oro –realizzata in un unico esemplare – che stabilirà il record del mondo di velocità di 351 km/h.
I primi anni Duemila vedono Colani, ormai anziano ma sempre vulcanico, cimentarsi nel disegno dei più svariati oggetti: dai microscopi alle docce, dagli aerei agli autotreni. Muore in Germania nel settembre del 2019.
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