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Citando il giornalista Gianni Rogliatti[1], tutta la storia della carrozzeria è nella vita di Pininfarina: una dinastia piemontese che ha saputo essere innovativa e internazionale, a partire dal suo grande capostipite, Giovanni Battista Farina, detto “Pinin”.

“Nato con l’automobile”, nel 1893, il giovane Pinin termina gli studi elementari e segue il fratello maggiore Giovanni nella carrozzeria da lui fondata, denominata Stabilimenti Farina. Appena diciasettenne realizza la carrozzeria per la Fiat Zero, ricevendo i complimenti di Giovanni Agnelli, ma la sua mente è curiosa e per quanto fervente Torino non gli basta; si reca negli Stati Uniti, visita fabbriche di automobili e carpisce i segreti delle innovative tecniche produttive. Dotato di una naturale intelligenza e grande sete di sapere, incarna il “self made man” tanto caro agli americani e anche Henry Ford ne rimane colpito, tanto che lo vorrebbe nella sua azienda. Ma Pinin rifiuta l’offerta e torna in Italia: ha un ambizioso progetto che realizzerà diversi anni dopo, quando terminata la sua fase di formazione deciderà di fondare, nel 1930, la Pinin Farina. Il marchio rosso-blu-argento in cui campeggia la celebre “f” adorna fuoriserie da sogno, la sua impronta è originale e dalla sorprendente personalità.

Alla scomparsa di Pinin, nel 1966, gli succede il figlio Sergio, affiancato dal cognato Renzo Carli. L’esempio del padre è un punto di riferimento e con Sergio l’azienda continua a crescere, sviluppandosi dal punto di vista tecnologico e promuovendo attività di ricerca, soprattutto sui temi della sicurezza e dell’efficienza energetica. Frutto di questi studi saranno tra gli altri i prototipi Ecos del 1978, il primo a trazione elettrica, e la CNR, insignita del Compasso d’Oro.

Nella storia della famiglia Pininfarina (che diventa ufficialmente cognome nel 1961, per riconoscimento del Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi) si succedono le generazioni: la terza, con Andrea e con l’attuale presidente Paolo, guarda alle grandi sfide del futuro, prima fra tutti la sostenibilità ambientale, con i nuovi progetti della vettura su pista a idrogeno H2 Speed e l’hypercar elettrica Battista.

Rimane costante nel tempo l’impronta di originalità e la capacità anticipatrice di una delle carrozzerie che ha saputo rappresentare la più alta espressione del design italiano nel mondo.

 

[1] Giornalista e storico dell’automobile

Consegna della Legion d’Onore a Giovanni Battista Pininfarina nel 1966. Da sinistra Sergio Pininfarina, l’ambasciatore Berard, Gianna Pininfarina Carli, Giovanni Battista e Rodolfo Biscaretti di Ruffia (allora Presidente del Museo dell’Automobile di Torino)

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