La Casa automobilistica francese Citroen diede il via al progetto T.P.V. (Très petite voiture) già nel maggio 1936. Le disposizioni date ai progettisti (l’italiano Bertoni per la carrozzeria e il francese Lefebvre per la meccanica) erano semplici ma impegnative. La nuova vettura doveva essere in grado di trasportare quattro passeggeri ed un sacco di patate a 60 km/h con un consumo di 3 litri ogni 100 km. Le sospensioni dovevano permettere di attraversare un campo arato con un paniere di uova, senza romperle. Insomma, l’obiettivo era mettere sul mercato una vettura economica, robusta, pratica, adatta ad essere usata da contadini, piccoli commercianti, artigiani. Due prototipi funzionanti furono pronti per l’inizio del 1939 ma lo scoppio della seconda guerra mondiale congelò lo sviluppo del modello. Bisognerà aspettare fino al Salone di Parigi del 1948 per vedere da vicino la prima 2 CV. Il successo di vendite fu immediato: a pochi mesi dalla presentazione, la lista di attesa era già di tre anni e nel 1950 la produzione passò dagli originari 4 modelli al giorno a 400. Molti fattori spiegano il successo: costava la metà di un Maggiolino, consumava poco, era adattabile a qualunque fondo stradale, maneggevole, versatile. La produzione della 2 CV, iniziata nel 1948, durò in Francia fino al 1987 e proseguì per ancora tre anni nello stabilimento Citroen del Portogallo. Ne furono costruiti poco meno di quattro milioni di esemplari; se si considerano le versioni commerciali e i modelli direttamente derivati come la Dyane, la Ami, la Méhari, la produzione complessiva fu di circa 10 milioni di esemplari.