Alla fine della seconda guerra mondiale l’ingegnere tedesco Ferdinand Porsche, progettista della Volkswagen presentata a Hitler nel maggio 1938, e suo figlio Ferry, si trovavano prigionieri in Francia. Nell’attesa della loro liberazione, i loro più stretti collaboratori impiantarono a Gmund, piccolo centro della Carinzia, un’officina per la riparazione e manutenzioni delle numerose Volkswagen militari che circolavano allora in Austria. Liberati i Porsche, prima il figlio Ferry poi il padre, l’attività si estese anche alla progettazione di una Volkswagen sportiva, equipaggiata con un normale motore VW da 1131 cc, ma con un nuovo telaio, di tipo tubolare, e una nuova carrozzeria, ottenuta da lastre di alluminio battute a mano. Nome di progetto, che doveva poi andare ad identificare il modello: 356. Le due iniziali versioni, spider e coupé, suscitarono fin da subito (agosto 1948) notevole interesse. Anzi, le commesse fioccarono e l’iniziale ritmo consentito dalla piccola officina (5-6 unità mensili) si rivelò del tutto insufficiente. L’attività si trasferì dunque a Feuerbach (fine 1949), consentendo un piccolo aumento della produzione (8-10 unità al mese): nel contempo si ebbero le prime partecipazioni di Porsche alle corse e i primi successi.