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NUOVE TENDENZE IN EUROPA E NEL MONDO

 

Non tutti si ricordano dell’inverno 1973-74. E quelli che ne hanno memoria forse ne ricordano soprattutto gli aspetti folkloristici: le domeniche a piedi con i monopattini, i ricsciò, i calessi, i pattini e i tandem. Perché le nostre città, dal 1° dicembre 1973 al 2 giugno 1974, alla domenica assunsero un aspetto curioso, quasi surreale: era vietata la circolazione a motore. Era questo uno dei 14 punti che costituivano le misure d’emergenza approvate in tutta fretta dal Consiglio dei Ministri: aumento del prezzo della benzina e dei derivati del petrolio, limite di velocità per le auto, istituzione di orari unici per gli uffici pubblici, diminuzione del riscaldamento, dell’illuminazione e della vendita di carburante, divieto di circolazione nei giorni festivi per i mezzi a motore privati, cessazione delle trasmissioni televisive alle 22.45, chiusura dei cinema e dei teatri alle 23, e per mezzanotte dovevano chiudere anche ristoranti e ritrovi notturni. Ma cos’era successo? Perché tutto d’un colpo il petrolio, che sembrava inesauribile, si faceva merce rara e carissima? Perché il consumismo, che avevamo appena iniziato ad assaggiare, già si allontanava facendoci ripiombare nelle ristrettezze, nella conta della singola lira in cui già la popolazione italiana si era esercitata per decenni?

 

Una realtà a due facce come spesso succede. Da una parte vetture di grande lusso, fotografi, flash, starlettes e tappeti rossi. Dall’altra una crisi petrolifera che mette a nudo la totale dipendenza dell’Italia dalle importazioni, per quanto riguarda il settore energetico. Quando scoppia la “guerra del Kippur” tra fronte israeliano e fronte arabo (1973), e il petrolio diventa una potentissima arma di ricatto e di pressione politica nelle mani dei paesi arabi, l’Italia è succube. Può solo inventarsi “le domeniche a piedi”, che forse qualcuno tra i nostri visitatori ricorderà: il divieto di circolare con un veicolo a motore, i monopattini, i calessini, la riscoperta della bicicletta nei nostri centri urbani. Il settore automobilistico delle vetture di piccola e media gamma viene investito da una crisi profonda, con una flessione media in tutta Europa del 20% in pochi mesi. La Fiat, che nel 1974 copre il 74% delle immatricolazioni, reagisce con un rinnovamento della gamma che darà ottimi frutti negli anni successivi. Inizia la fortuna del motore diesel, che può vantare un costo di carburante ben minore rispetto alla benzina.  A essere toccati dalla crisi sono anche il settore turistico, il mondo dello spettacolo, il commercio…la crisi petrolifera taglia le gambe a tutti. O a quasi tutti: l’industria del lusso non arresta la sua marcia sotto i riflettori.

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