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SINFONIA MECCANICA

 

Coloro che per primi alla fine dell’Ottocento assistettero al passaggio di una auto-mobile, si chiedevano dove fosse la “bestia” capace di trainare il veicolo senza farsi vedere.Eccola, la bestia. Il mistero è svelato. Davanti ai nostri occhi si mostrano in tutta la loro meccanica bellezza le parti “nascoste” di un’automobile, il motore, il telaio, le ruote, in una parola “l’anima” del moto. Ogni pezzo esposto ha una sua armonia che va ricondotta, per essere compresa, al suo progetto originario, all’uomo che vi lavorò per lunghi mesi. Quanto contenuto in questa sala non va dunque guardato come inerte pezzo di ferro, bensì come espressione finale di lunghi studi e tentativi nel fumo e nel frastuono delle officine, sui concitati circuiti da corsa, sugli estenuanti percorsi di prova: quando questi motori battevano, pulsavano, si inceppavano magari e intere squadre di progettisti e meccanici lavoravano senza soste al loro perfezionamento.

Tra questi uomini, tanti, tantissimi erano italiani. Fondamentale fu l’apporto italiano allo sviluppo e affinamento del motore a scoppio e dell’automobile. Se fu un maggiore dell’esercito napoleonico, lo svizzero De Rivaz a costruire il primo veicolo con motore a scoppio ad accensione elettrica, brevettato nel 1807, il principio su cui si basava quel motore era stato scoperto quarant’anni prima da Alessandro Volta. Ed è italiano il capitano del Genio sardo, Virginio Bordino, creatore del carro che porta il suo nome a metà dell’Ottocento, esposto al piano. Ma sono italiani soprattutto il padre scolopio Eugenio Barsanti e il fisico Felice Matteucci, universalmente riconosciuti come gli inventori del motore a scoppio che brevettarono nel 1854 e costruirono a Firenze nel 1856. Ecco le loro parole: “…una macchina che agiva con regolarità e costanza, comunicando il movimento ad una forbice e ad un trapano; e così per la prima volta fu veduta una serie ininterrotta di esplosioni, rese quasi impercettibili all’udito, convertirsi in forza di indole quasi opposta e produrre un movimento. Questa macchina bastava ad annunciare che fra poco il vapore sarebbe stato sostituito da un’altra forza economica perfetta”. Fu esattamente così. Il loro brevetto, per una serie di casi sfortunati, scadette, e fu copiato  senza ritegno in Francia e in Germania. Nacquero così in tutta Europa i motori per le automobili e le fabbriche che le produssero. L’alimentazione a gas fu sostituito dal combustibile liquido, cioè la benzina, il cui utilizzo, molto più pratico, ne favorì una rapida diffusione.

Questa sala però non si propone di stabilire priorità, bensì di restituire la “musica” che questi oggetti sprigionano, in quanto espressione ad un tempo di bellezza estetica ed eccellenza meccanica. Una bellezza che si esprime attraverso la loro massima funzionalità, una bellezza “necessaria”, che non potrebbe essere diversa da come è.

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