Storia della Trabant

Marchio automobilistico della Germania dell’Est, che dal 1957 ha contraddistinto alcuni modelli di vettura utilitaria con motore a due tempi (diventerà a quattro tempi soltanto dopo la caduta del Muro nel 1989) e carrozzeria in vetroresina. La produzione si ferma nel 1991 per l’impossibilità di adeguarsi alle severe regole ambientali previste nella Germania ormai riunita.

 

L’auto del popolo, come viene battezzata dalla propaganda del regime comunista di Pankow, la capitale della Germania dell’Est, sobborgo di Berlino Orientale, nasce il 7 novembre 1957, giorno in cui si celebra il 40° anniversario della Rivoluzione d’Ottobre. Anche il nome Trabant, che significa “compagno di viaggio”, evoca quello del sinonimo russo “sputnik”, che in russo vuol anche dire “satellite”.


L’ingegneria automobilistica adottata per la piccola Trabant è essenziale. La carrozzeria è leggerissima: 650 kg, in quanto interamente realizzata con uno speciale materiale plastico chiamato Duroplast, che contiene resina, rinforzata con lana o cotone riciclati e pressati. Un materiale del genere evita alla DDR di importare il più costoso acciaio necessario per le lamiere tradizionali. Per collaudarne la robustezza, gli operai ricorrevano ad un sistema empirico ma efficace: montavano sul tettuccio. Se reggeva, l’auto era pronta per la consegna. Una consegna che si protraeva per dodici, talvolta persino quindici mesi, perché le linee della Veb Automobilwerke di Zwickau stentano a tenere il passo delle richieste e non riescono a soddisfare la domanda in tempi ragionevoli. Oltre a molta pazienza, per ottenere una Trabant occorrono anche un po’ di soldi: per la precisione, 8.000 marchi (orientali), che facilmente diventavano 10.000 se si voleva saltare qualche posizione nella lista d’attesa. Il motore, un due tempi, era stato inizialmente ideato per un uso motociclistico. Quello del primo modello P50, prodotto dal 1957 al 1962 in 131.440 esemplari, è un 2 tempi di 500 cc. Con la Trabant P601, il modello più diffuso (dal 1964 al 1990, 2.818.547 esemplari) la cilindrata sale a 594 cc, di potenza pari a 26 CV. Le prestazioni sono conseguentemente modeste: da 0 a 100 km/h in 29 secondi, il rumore interno all’abitacolo quasi insostenibile. Il motore viene “aggiornato” soltanto dopo la caduta del Muro (1989): per la prima volta la 601 monta un motore a 4 tempi di 1043 cc, derivato dalla Volkswagen Polo. Peraltro, da anni, molti proprietari acquistano la vettura e poi vi montano il motore della Fiat 128. Se la gamma offerta è davvero povera (tre versioni, berlina, cabriolet, giardinetta, e tre colori, crema, celeste e verde pastello), la Trabant può comunque vantare un pregio importante: la stabilità. Sottoposta al severo collaudo del “test dell’alce”, nel 1990, si rivela ben più affidabile della neonata Classe A della Mercedes.

 

In realtà il problema più grosso della Trabant è che inquina troppo, e troppo vistosamente. Nel momento della riunificazione delle due Germanie le autorità federali chiudono un occhio, per evitare di lasciare a piedi tre milioni di tedeschi; ma si decide di fermarne la produzione nel 1991 e nel gennaio del 2008 la moratoria alle severe regole ambientali tedesche viene annullata: le Trabant a due tempi non possono più circolare. Da notare che il problema ecologico si trasforma, ma non si elimina, in quanto il materiale in resine e fibre organiche di cui era fatta la carrozzeria risultò assolutamente non degradabile o trasformabile in modo economico, quindi l’unica possibilità di smaltirlo è stato quello di utilizzarlo, macinato, come componente delle pavimentazioni stradali.

 

Non poche comunque furono le Trabant salvate dallo smaltimento, e trasformate rapidamente in un oggetto di culto, che entra a far parte del più vasto sentimento di “Ostalgie”, nostalgia per l’Est, nutrito da tanti tedeschi magari disillusi dalla nuova Germania unita, o semplicemente nostalgici della propria giovinezza.

 

Una Trabant è infine esposta al Salone di Francoforte del 2009 da un’azienda bavarese specializzata nella produzione di macchinine in miniatura: la Herpa. Si tratta della Trabant New Trabi, a motore elettrico ed emissioni zero. Il design riprende le forme originali della vecchia Trabant 601 nella versione giardinetta 3 porte: è lunga circa 4 metri, con un discreto bagagliaio e abitacolo per 4 paseggeri.

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